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Curiosità

Il Ristorante degli Chef: non solo portate

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La sfida è iniziata: nessuna esclusione di colpi e tanto sudore, per una lotta che premierà solo i migliori

Noi abbiamo ammirato anche l’eleganza con cui Philippe Léveillé ha sfoggiato un nostro Cache-Col!

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Dietro un piatto perfetto si nascondono tecnica, creatività e tanta determinazione. Sono queste le caratteristiche che devono avere gli aspiranti chef che si contendono un posto per partecipare alla prima edizione de Il Ristorante degli Chef.

La sfida è iniziata con 80 coraggiosi concorrenti selezionati tra migliaia di partecipanti provenienti da tutta Italia. A giudicare le capacità ai fornelli degli aspiranti chef tre nomi di eccellenza della cucina italiana.

Giudici de Il Ristorante degli Chef

I giudici

Chi è Andrea Berton?

Friulano, classe 1970, inizia la sua avventura culinaria a Milano nella brigata di Gualtiero Marchesi. La sua formazione prosegue nei migliori ristoranti del mondo: prima da Mossiman’s a Londra, poi all’Enoteca Pinchiorri a Firenze, e infine al Louis XV di Montecarlo sotto la guida di Alain Ducasse. Fino a che, nel ’97, guadagna la sua prima stella alla Taverna di Colloredo di Monte Albano. Qui ci rimane fino al 2001, quando torna da Marchesi come executive chef del gruppo. È solo l’inizio, a cui seguono, in ordine, cronologico la collaborazione con il Ristorante di Piazza della Scala, la seconda Stella, le Tre Forchette, i Tre Cappelli. Ci sono poi l’apertura, con un gruppo di soci, di Pisacco Ristorante e Bar e Dry Cocktail&Pizza. E l’inaugurazione del Ristorante Berton, dove finalmente lo chef può presentare la sua cucina, contraddistinta da piatti fatti di pochi ingredienti, perfettamente calibrati fra loro, e dall’ineccepibile esecuzione.

Tre Forchette, 91 punti guida Ristoranti d’Italia 2019.

Chi è Philippe Léveillé?

Bretone di Nantes, classe 1963, esperienze in Francia, Brasile, Montecarlo, Stati Uniti, Martinica, da 30 anni o giù di lì in Italia. E nelle cucine del Miramonti l’Altro. Tutto comincia sul finire degli anni ’70, quando la famiglia Piscinidecide di affiancare al Miramonti, aperto negli anni ’50 a Caino nel bresciano, un secondo ristorante più piccolo, a Concesio. La chiamano, semplicemente, Miramonti l’Altro. Nel ’92 al Miramonti di Caino arriva Philippe Léveillé, che inizia a reimpostare la cucina del locale, introducendo i primi piatti di mare e dando nuova linfa al menu. Due anni dopo, poi, passa al ristorante di Concesio, dove fonde la sua arte culinaria di stampo francese alla tecnica e la bravura di Mary Piscini. Un professionista di rango che nel tempo ha poi raggiunto la notorietà anche grazie alla televisione, ma soprattutto con la sua cucina golosa e intensa, ricercata e profonda.

Tre Forchette, 90 punti guida Ristoranti d’Italia 2019.

Chi è Isabella Potì?

Può da pochi giorni sfoggiare il suo primo macaron, il ristorante Bros di Lecce, tempio del gusto nel cuore del Salento quest’anno riconosciuto con la prima Stella Michelin. Grazie a una proposta minimalista, essenziale ed elegante, basata su pochi sapori, quelli giusti, e l’intenso legame con il territorio circostante. Ma anche – ne siamo certi – per la validissima offerta di dolci, perfette conclusioni di un pasto degno di nota. A realizzarli, la giovanissima Isabella (classe ’95), nata e cresciuta a Roma da madre polacca e padre leccese. Nonostante l’età, il suo è un curriculum di tutto rispetto: Claude Bosi a Londra, Martin Berasategui e Paco Torreblanca in Spagna e poi appunto da Bros con Floriano Pellegrino, compagno di lavoro e di vita. Una serie di esperienze significative che hanno lasciato in lei la voglia continua di sperimentare, il senso dell’estetica, il gusto dell’equilibrio e un amalgama di culture e influenze diverse da cui trarre ispirazione. La sua avventura al Bros comincia a fine 2015 ed è subito un gran successo, tanto da farla inserire, nel 2017, nella lista Forbes 30 Under 30.

Due Forchette, 81 punti guida Ristoranti d’Italia 2019.

La prima puntata

La prima edizione del 20 novembre è andata in onda in prima serata su Rai2 (vedi la replica). Si è svolta nei ridenti giardini di Villa Appia.

Gli 80 concorrenti hanno portato sul tavolo dei giudici il proprio cavallo di battaglia. Una sola possibilità per convincere gli esigenti giudici.

La prima selezione ha ridotto a 40 il numero di aspiranti chef, che hanno così avuto accesso alla seconda fase.

I 40 concorrenti, divisi in gruppi di 8, si sono messi subito all’opera. È stata dura tenere sotto controllo l’emozione.

La sfida è stata spietata e così la terza fase se l’è aggiudicata chi è riuscito a tenere ben saldi i nervi ma, soprattutto, a servire ai giudici un piatto unico di alta cucina che li convincesse a promuoverli allo step successivo.

I giochi sono fatti, i giudici hanno le idee chiare e il cerchio si stringe sempre di più: diventano 20, poi 10, gli aspiranti chef a cui vengono aperte le porte per la fase successiva della gara del prossimo martedì 28 novembre.


IL CACHE-COL ZAZÀ INDOSSATO DA PHILIPPE LÈVEILLÈ IN QUESTA PUNTATA

sciarpa seta zazà di philippe leveille

cache-col philippe leveille

Léveillé indossa un cache-col Zazà in pregiata seta Made in Italy, lavorata a mano dai sarti del laboratorio DM Ties.

  • Brand: Zazà
  • Modello: cachecol
  • Larghezza: 17,5 cm
  • Lunghezza: 150 cm
  • Materiale: 100% seta twill
  • Disegno : microdisegno
  • Handmade in Italy


Leggi anche: PHILIPPE LÉVEILLÉ INDOSSA SCIARPE ZAZÀ. L’AZIENDA CAMPANA LE CUCE PER LUI


Il Ristorante degli Chef: non solo portate ultima modifica: 2018-11-20T10:53:17+01:00 da Gabriella Fiore

 

 

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