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Glossario della cravatta: termini e definizioni

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IL GLOSSARIO DELLA CRAVATTA CI VIENE IN SALVO PER RISPONDERE A DOMANDE COME: COS’È UNA CRAVATTA SETTE PIEGHE? E COSA SI INTENDE PER “MANO” DI UNA CRAVATTA? CHE CARATTERISTICHE HA LA SETA SHANTUNG?

Impariamo a conoscerla meglio con il Glossario della Cravatta

La cravatta, una fedele alleata, soprattutto dell’uomo, capace di donare immediatamente un aspetto raffinato e ricercato a chi la indossa. Perché accontentarsi di indossarla soltanto?
Conoscere come è fatta, e i nomi di ogni sua parte, è il modo migliore per imparare a distinguere e ad apprezzare una cravatta di qualità da una con minori pretese. Leggi il Glossario della Cravatta per non restare impreparato!

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Leggi anche: Anatomia della cravatta


Definizione di Cravatta

(Ant. corvatta) s. f. [dal fr. cravate, adattam. del croato hrvat «croato», quindi propr. «croata»; in origine nome della sciarpa che nel sec. 17° portavano al collo i cavalieri croati]. Elemento accessorio dell’abbigliamento maschile, ma usato talora anche per abbellimento del vestiario femminile, costituito da una striscia sagomata e modellata, di seta o d’altro tessuto, in tinta unita o a colori e disegni fantasia, che viene annodata attorno al collo facendola passare sotto il rovescio del colletto della camicia. – (Fonte: Treccani).

Materiali di una cravatta

I materiali solitamente impiegati per realizzare le cravatte sono la seta, la lana, il cotone, il lino e il cachemire.

La scelta quotidiana della cravatta spesso comporta anche la scelta del materiale più adeguato all’occasione d’uso. Alcune semplici regole possono facilitarla: per esempio, dato che il clima non può essere al tempo stesso equatoriale e polare, non c’è alcuna valida ragione per portare d’estate una cravatta di lana con una giacca di lino.

In via generale, ci si preoccuperà soprattutto dell’armonia tra i diversi tipi di lucentezza o i diversi tipi di tessitura. Non è il caso di accostare una cravatta in twill o in raso, particolarmente morbida, con una lana ruvida o con un cotone rigido.

A questo proposito, una regola utile stabilisce che è bene scegliere una cravatta la cui armatura richiami quella della camicia o della giacca che la accompagna. Quindi a una giacca in lino si abbinerà perfettamente una cravatta in seta shantung, mentre per una giacca di tweed sarà perfetta una cravatta in lana.

Infine, il materiale della cravatta deve accordarsi con l’occasione: inutile dire che una seta riccamente tessuta è più adatta alle serate eleganti che a una giornata di lavoro in ufficio, mentre per il twill stampato o per il cotone vale il contrario.

Seta tessuta

Poiché consente la realizzazione di motivi di grande finezza e dall’incomparabile ricchezza di texture e di rilievi, la seta tessuta, o tinta in filo, costituisce il non plus ultra in materia di cravatte.

Per l’uomo rappresenta la sola possibilità di usare per il proprio abbigliamento tessuti estremamente sofisticati.

L’armatura a tela, la più comune, dà il reps (a larghe coste longitudinali), l’ottoman (a coste trasversali), il crépe (la cui superficie granulosa si ottiene tramite una forte torsione dei fili) e la faille o faglia (dalla grana decisamente più marcata e a coste trasversali).

L’armatura sergè o saia, più frequente nelle cravatte stampate, presenta coste oblique. L’armatura satin o raso, infine, dà appunto il raso, ossia la più lucente, la più liscia e la più morbida delle sete tessute, in quanto la sovrapposizione di almeno quattro fili di trama a un filo di ordito (o viceversa) elimina qualunque asperità della superficie.

Sulle cravatte più belle si possono anche vedere armature derivate dalle precedenti, i cui stessi nomi indicano il risultato ottenuto: natté (da natte, stuoia), sablé (letteralmente, sabbiato), cannelè (cannellato).

Per colmo di raffinatezza, le cravatte tessute presentano molto spesso una combinazione di queste diverse armature, o una variante della medesima armatura: motivi cachemire in reps e in sergé, motivi a scacchi in cui si alternano reps, sergé e sablé, righe o pois in reps di diverse dimensioni.

Seta stampata

Essendo generalmente meno costosa e di aspetto più semplice della cravatta in seta tessuta e potendo presentare tutti i motivi inimmaginabili, la cravatta stampata è la più diffusa tra le cravatte in seta.

Ma accanto ad articoli a buon mercato esistono cravatte stampate con grande finezza di disegni e con colori molto sofisticati, che donano ad una cravatta in seta stampata un pregio, e spesso anche un valore economico, pari, o anche superiore, ad una cravatta in seta tessuta.

Nella stampa su seta, gli imprimé (ossia i motivi stampati) che presentano grande ricchezza di disegni e di colori sono ottenuti per giustapposizione: i singoli colori vengono infatti stampati in successione sulla seta cruda (nella maggior parte dei casi, la seta delle cravatte stampate è un twill, la cui armatura sergé, o saia, presenta coste diagonali molto fini).

Ogni colore viene applicato su un metro circa di tessuto attraverso uno schermo in poliammide che funge da matrice di stampa. Alcune sue parti, delimitate con precisione, sono permeabili, in modo che il colore possa attraversarle e risulti così stampato solo sulle aree interessate.

Per un tessuto a cinque colori sono perciò necessarie cinque matrici diverse, che vengono posizionate in successione sulla medesima superficie. Quanto più numerosi sono i colori della cravatta, tanto maggiore sarà il numero di matrici necessarie alla stampa e quindi tanto più alto il costo di fabbricazione.

Le cravatte che si producono oggi richiedono mediamente da quattro a cinque matrici. Ma se si osservano attentamente le più belle cravatte stampate si potranno contare sei, otto e persino dodici colori diversi.

La mano

I grandi appassionati della cravatta, che ne sono anche intenditori, amano utilizzare una bellissima espressione per definire la sensazione particolare che conferisce il tessuto della cravatta al tatto: la mano.

Le cravatte hanno diverse forme, colori, motivi, ma hanno anche la mano, vale a dire l’impressione tattile che si avverte quando le si carezza e palpeggia per apprezzarne il materiale, il peso, la consistenza, la vaporosità.

A conferire una bella mano concorrono numerosi fattori: la natura e la qualità del tessuto, la qualità della triplure, le rifiniture, la cura della confezione.

Una bella mano è ciò che cercano i veri intenditori, per i quali la cravatta non è soltanto un linguaggio e un ornamento, ma un oggetto delizioso al tatto, che deve essere al tempo stesso carezzevole e compatto come un’epidermide.  Ciò che crea questo piacere, partendo da un semplice filo, è l’esperienza di decine di artigiani e di tecnici di alto livello.

Una mano morbida, invece, si addice ad una cravatta in tessuto tenue e accondiscendente. Esiste anche il termine mano piena, per indicare una cravatta decisa e corposa.

Un altro termine utilizzato dagli addetti ai lavori per indicare un tessuto particolarmente morbido al tatto è manopesca. Una stoffa che si presta alla perfezione ad avere questa peculiarità è la seta madder, pelosa e morbida al tatto come la buccia di una pesca.


Leggi l’articolo sulle cravatte DM Ties in seta madder


Disegno e motivi

Un pullulare di pois multicolori, un frammento di mosaico, un alternarsi di righe, un motivo cachemire, un mazzo di fiori, un giocatore di polo, una racchetta da tennis, una bandiera, una geometria azteca: oggi l’universo raffigurato sulle cravatte è di un’immensa varietà, moltiplicata da quella dell’esecuzione dei disegni, dalla qualità delle loro differenti tessiture, dalle sfumature dei colori.

L’intenditore può scegliere tra il classico e l’effimero, il serio e l’allegro, il timido e l’audace, il giudizioso e l’arrogante, lo sportivo e l’elegante.

Tutta la poesia di questo accessorio si esprime attraverso i suoi innumerevoli motivi.

I cultori della cravatta esaminano i motivi tenendo conto soprattutto della loro esecuzione e del modo in cui sono disposti sulla cravatta, più che del loro genere o stile.
La disposizione dei motivi infatti influisce in parte sul procedimento di tessitura e a volte sulle operazioni di stampa e confezione; d’altra parte conferisce spesso alla cravatta il suo stile, almeno tanto quanto il motivo in sé.

Cravatta Sette Pieghe

La cravatta Sette Pieghe, o in tutta seta ripiegata, rappresenta il primato della confezione di lusso. La sua principale caratteristica è quella di essere senza triplure (o anima); i suoi bordi vengono ripiegati sette volte prima di essere cuciti, formando così l’interno della cravatta.

Si tratta di una lavorazione che esige una quantità di seta maggiore di quella abituale e a ciò è dovuto il prezzo elevato di queste cravatte.

Vi è un solo inconveniente: poiché la pezza di seta viene usata in modo da dare spessore alla cravatta, questa difetta un pò in lunghezza. In compenso, la tenuta e il modo di cadere sono ineccepibili, come vuole l’incomparabile qualità della seta.

Quanto alla loro mano, così intensa e leggera, inutile dire che raggiunge il sublime: questo piccolo cumulo di seta dà, semplicemente, fremiti di piacere.

Cravatta sfoderata

E’ una cravatta sartoriale sfoderata con l’orlino interamente cucito a mano che la fa diventare leggera, comoda e morbida.  Un vero tocco di raffinatezza.

Cravatta in garza giro inglese

La garza a giro inglese, che da il nome alla cravatta, è un tessuto ricavato dalla lavorazione attraverso una particolare montatura del telaio, che prevede l’uso di apposite maglie; in esso alcuni fili di ordito (fili di giro), inseriti nelle maglie apposite, compiono movimenti sinuosi a cavallo di altri fili di trama (fili dritti), dando vita ad un intreccio dall’aspetto solido, molto stabile e duraturo.

Seta shantung, bourette, tussah, honan

Le sete shantung, tussah, honan e bourette sono tipologie di sete definite a trama grezza.

Tale tipologia di seta è ottenuta dalla lavorazione degli strati più esterni ed interni del bozzolo del baco. Nel corso della realizzazione del tessuto non tutta la materia serica che costituisce il bozzolo riesce ad essere dipanata e, pertanto, non tutta diverrà il pregiato filato di seta.

Una prima parte costituirà la spelaia, ossia il primo cascame, la maggior parte comporrà l’involucro o carta e l’ultima parte formerà la teletta interna ovvero l’ultimo cascame di trattura.

I cascami vengono sfilacciati perchè le fibre che li compongono possano ritornare nelle condizioni precedenti e possano essere nuovamente filate; dopo la sfilacciatura, le fibre subiscono le originarie operazioni di tessitura, dando vita a tessuti di minor pregio.

Le sete ottenute da tale tipologia di lavorazione si distinguono per l’irregolarità della superficie che al tatto risulta non liscia ma addirittura nodosa, per l’opacità dei colori e per un’estrema leggerezza, pur regalando una piacevole sensazione di calore.

A vista sono sete che appaiono opache, con dei nodi che provocano degli ingrossamenti.
Al tatto risultano essere resistenti, piuttosto calde, leggermente lanose e meno compatte rispetto ad altre sete tessute.

Glossario della cravatta: termini e definizioni ultima modifica: 2016-08-25T23:06:01+02:00 da Gabriella Fiore

 

 

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